Questo è l’ultimo “intermezzo” prima dell’avvio della seconda stagione di Quattro Bit: purtroppo, lo dico subito, non potrò mantenere fede al mio intendimento originale di iniziare a fine settembre; a causa di problemi personali non ho ancora accumulato materiale sufficiente in grado di garantire delle uscite settimanali (a oggi, ho solo un articolo completo) e dunque sono costretto a rimandare almeno a ottobre i buoni propositi e le uscite regolari.
Nel frattempo, volevo comunque iniziare a sfruttare questo spazio per aprire “timidamente” la mia biblioteca, per commentare e suggerire testi, come suggerito in precedenza: mi soffermerò in questa occasione su alcuni piccoli particolari accessori ai libri stessi, ma che ritengo altrettanto importanti.
L’idea mi è nata osservando un video presentato su Aeon, in cui l’autore fa notare come i suoi gusti musicali siano stati guidati da delle “firme” su dei cd usati che acquistava regolarmente. Ho dunque riflettuto su quanto fossero importanti le tracce lasciate dagli altri sui supporti antichi.
Almeno in un paio di casi, nella vita, anche io ho orientato i miei acquisti di fantascienza e successivamente di mitologia/storia delle religioni grazie ai “lasciti” in librerie d’occasione di un paio di personaggi, di cui conoscevo solo il nome e il cognome, e di cui cercavo con insistenza la firma oppure l’ex-libris, perché per me erano un po’ il “sigillo di garanzia” di eccellente qualità e interesse.
In particolare, per quanto riguarda uno dei due, arrivai a ricostruire anche parte della sua vita, e di come la morte avesse in tutta probabilità segnato la decisione, da parte degli eredi, di cedere l’intera biblioteca del padre.
Divagazioni a parte, in anni di ricerche tra bancarelle e librerie (sia fisiche che online) mi è capitato di trovare in mezzo ai libri anche ogni genere di oggetti, usati di solito come segnalibro: schedine totocalcio, buoni sconto, tagliandi, biglietti, liste. Solo in un paio di casi questi oggetti effimeri si sono dimostrati rilevanti anche dal punto di vista della storia dei videogiochi e intendo mostrarveli adesso.
Il primo appare nella figura in alto, ed è una ricevuta Hoepli inserita in una prima edizione italiana del noto (e assai discusso) Rapporto Nora-Minc sull’evoluzione dell’informatica, pubblicato in Francia nel 1978 e da noi l’anno seguente. Potrei fare un piccolo quiz è chiedere come mai la Control Data Corporation è importante per la storia del videogioco, ma la risposta sta ovviamente nella diffusione del sistema PLATO.
Più interessante forse chiedersi se ci siano stati tentativi di introdurre PLATO anche in Italia: la risposta è sì, e magari potrebbe essere l’occasione di un approfondimento futuro. Per adesso possiamo limitarci a segnalare che ci fu nel nostro Paese una presentazione ufficiale del sistema da parte di Control Data Italia all’interno di una manifestazione dedicata alla telematica, nel settembre del 1983.
La seconda ricevuta (stavolta scontrino più carta di credito) l’ho trovata in una copia di Zap!, il libro su Atari scritto da Scott Cohen nel 1984 e che continua a essere un riferimento sulla storia di questa azienda, nonostante le decine di errori e imprecisioni segnalate nel corso degli anni.
Questa copia fu acquistata da Larry Kaplan, uno dei quattro fondatori di Activision (assieme a Crane, Miller e Whitehead) nell’ottobre del 1984. Forse Kaplan voleva rendersi conto se Cohen aveva narrato correttamente l’addio all’Atari e la fondazione di una società indipendente da parte sua e dei suoi colleghi? Chissà. Nonostante l’obsolescenza della ricevuta, ho preferito mantenere una bassa risoluzione della fotografia e nascondere i dati allora sensibili.
Il documento è rilevante non solo per l’autore dell’acquisto ma anche per il luogo, dato che si tratta della assai nota Computer Literacy di Sunnyvale: sulla storia di questa catena di librerie tecniche rimando a una lunga (e interessante) trascrizione di storia orale effettuata l’anno scorso dal Computer History Museum.
Per terminare questo breve excursus vorrei segnalare anche due testi che hanno accompagnato i miei anni recenti, e che hanno guidato molte delle mie riflessioni sul concetto di tempo, perché sono convinto che ogni analisi storica debba necessariamente inserirsi in un’analisi temporale e cronologica della realtà.
Il primo libro è la nota raccolta di saggi di Mark Fisher di cui sarebbe utile almeno recuperare il concetto di “lenta cancellazione del futuro”, fondamentale per descrivere e comprendere l’evoluzione (involuzione?) del tempo dagli anni Ottanta a oggi. Non penso dedicherò mai in questo spazio un approfondimento tematico alla figura di Fisher perché forse esulerebbe troppo dai temi principali, ma ci tengo a sottolineare quantomeno l’ispirazione.
L’altro è un ottimo libro di narrativa bulgara, in cui Georgi Gospodinov propone una suggestiva ipotesi su come, sia a livello personale che sociale, vi sia la tendenza a racchiudere porzioni di tempo e vivere in esse, dimenticando la realtà nel tentativo di ricostruirla. Una lettura che sarebbe utile soprattutto a tanti fautori acritici dei sopracitati anni Ottanta, che stanno rendendo un pessimo servizio alla storia.
Ho senz’altro superato il limite di 1-3 frasi che Substack suggerisce di usare per “incoraggiare una discussione”, ma da sempre confido nell’intelligenza e nella pazienza dei miei lettori e quindi lo farò anche stavolta.
Come al solito grazie per questo altro intermezzo, ma che io vorrei ugualmente considerare come primo numero, seppur non ufficiale, della nuova "stagione", data la ricchezza dei contenuti: sono tanti spunti di lettura e tutti interessanti. Nel frattempo attenderò, senza alcuna fretta, fin quando gli articoli "regolari" non saranno pronti.
Apprezzo come ti sia soffermato su un piccolo particolare che spesso ci sfugge o non teniamo molto in considerazione quando prendiamo dei libri in biblioteca: la presenza di alcuni "accessori" che si celano tra le loro pagine e che testimoniano altre storie.
Davvero interessante la storia dietro quella copia di "Zap"!
Grazie anche per la volontà di esplorare altre tematiche ma comunque vicine, affini, a quelle "classiche" concernenti la storia del videogioco e del computer e su cui si focalizza la newsletter.
A me farebbe molto piacere un approfondimento tematico su Mark Fisher (figura di cui ho appreso l'esistenza solo adesso) anche se forse questo non è il luogo adatto. Faccio una proposta: si potrebbe realizzare, invece, un altro spazio separato da dedicare a questi temi? O forse si tratta di un progetto troppo ambizioso?
Questo intermezzo, in particolare con gli ultimi due spunti, mi è proprio capitato, come si suol dire, "a fagiolo", in un momento personale in cui stavo riflettendo, tra le varie cose, su come si debbano analizzare alcuni fenomeni incanalandoli nel contesto storico, su alcuni cambiamenti che stanno avendo luogo negli ultimi anni... ma anche sul concetto di "cultura" e sulla mia generazione, detta "Z", dunque come essa differisca dalle precedenti e perché, in che modo sta vivendo questa epoca...
Io non posso ovviamente parlare a nome di tutti i giovani perché le realtà individuali sono incredibilmente diverse tra loro, ma percepisco una certa preoccupazione verso un futuro non così roseo come invece sembrava prospettarsi per i giovani delle generazioni passate; gli adulti rivolgono molto spesso lo sguardo verso il passato, ma non credo che la spiegazione di tale atteggiamento possa esclusivamente ricondursi alla nostalgia. Siamo "intrappolati" nei ricordi, talvolta idealizzati, e legati ad essi come a una "copertina di Linus", perché riscontriamo difficoltà nel comprendere ed affrontare il presente, perché non coviamo più tante speranze verso il futuro? Mi piacerebbe sapere la tua opinione in merito, soprattutto alla luce di queste tue letture.
Avrei voluto con questo commento dare un contributo più significativo, ma in questo caso mi sto approcciando timidamente e per la prima volta a questi temi e per tal motivo non sono per nulla preparata!
Come al solito grazie per questo altro intermezzo, ma che io vorrei ugualmente considerare come primo numero, seppur non ufficiale, della nuova "stagione", data la ricchezza dei contenuti: sono tanti spunti di lettura e tutti interessanti. Nel frattempo attenderò, senza alcuna fretta, fin quando gli articoli "regolari" non saranno pronti.
Apprezzo come ti sia soffermato su un piccolo particolare che spesso ci sfugge o non teniamo molto in considerazione quando prendiamo dei libri in biblioteca: la presenza di alcuni "accessori" che si celano tra le loro pagine e che testimoniano altre storie.
Davvero interessante la storia dietro quella copia di "Zap"!
Grazie anche per la volontà di esplorare altre tematiche ma comunque vicine, affini, a quelle "classiche" concernenti la storia del videogioco e del computer e su cui si focalizza la newsletter.
A me farebbe molto piacere un approfondimento tematico su Mark Fisher (figura di cui ho appreso l'esistenza solo adesso) anche se forse questo non è il luogo adatto. Faccio una proposta: si potrebbe realizzare, invece, un altro spazio separato da dedicare a questi temi? O forse si tratta di un progetto troppo ambizioso?
Questo intermezzo, in particolare con gli ultimi due spunti, mi è proprio capitato, come si suol dire, "a fagiolo", in un momento personale in cui stavo riflettendo, tra le varie cose, su come si debbano analizzare alcuni fenomeni incanalandoli nel contesto storico, su alcuni cambiamenti che stanno avendo luogo negli ultimi anni... ma anche sul concetto di "cultura" e sulla mia generazione, detta "Z", dunque come essa differisca dalle precedenti e perché, in che modo sta vivendo questa epoca...
Io non posso ovviamente parlare a nome di tutti i giovani perché le realtà individuali sono incredibilmente diverse tra loro, ma percepisco una certa preoccupazione verso un futuro non così roseo come invece sembrava prospettarsi per i giovani delle generazioni passate; gli adulti rivolgono molto spesso lo sguardo verso il passato, ma non credo che la spiegazione di tale atteggiamento possa esclusivamente ricondursi alla nostalgia. Siamo "intrappolati" nei ricordi, talvolta idealizzati, e legati ad essi come a una "copertina di Linus", perché riscontriamo difficoltà nel comprendere ed affrontare il presente, perché non coviamo più tante speranze verso il futuro? Mi piacerebbe sapere la tua opinione in merito, soprattutto alla luce di queste tue letture.
Avrei voluto con questo commento dare un contributo più significativo, ma in questo caso mi sto approcciando timidamente e per la prima volta a questi temi e per tal motivo non sono per nulla preparata!