State per iniziare a leggere il dodicesimo numero della seconda stagione di Quattro Bit. In questa occasione rifletteremo su quali siano state realmente le prime recensioni di videogiochi a essere pubblicate in Italia. Impostiamo la nostra immaginaria macchina del tempo verso il dicembre del 1980 e iniziamo subito.
Non voglio certo ostentare in questo spazio una vera e propria storia della recensione videoludica, e mi accontenterò piuttosto (almeno per il momento) di una definizione standard, per cui la recensione è da intendersi come l’esposizione del punto di vista di un redattore sui lati positivi e negativi di un videogioco, inserita nel contesto di una generale “guida all’acquisto”.
Una necessità ritenuta fondamentale in tutta la prima fase di diffusione del gaming su console in Italia, poiché ci si trovava di fronte sin dall’inizio a una molteplicità di proposte per quanto riguarda le cartucce (generalmente alcune decine), a un prezzo generalmente piuttosto alto, senza la possibilità di poter provare in anticipo i giochi e le loro dinamiche.
C’è la tentazione di chiudere subito l’argomento dicendo che la recensione così come la conosciamo si è sviluppata a partire dalla rubrica “A che gioco giochiamo?” su VideoGiochi della Jackson e in un certo senso questo è vero, anche solo per l’importanza storica di questa pubblicazione negli anni a venire: la prima rivista dedicata interamente al tema videoludico offriva infatti sin dall’inizio (dicembre 1982) recensioni piuttosto approfondite in cui c’era anche una “conclusione” in cui si stabiliva quanto il tal prodotto fosse piacevole, e rilevante.
Come vediamo però, VideoGiochi non offriva ancora un valore numerico per quantificare la validità del game esaminato. Questo numero riassuntivo, che tanti dibattiti scatena ancora oggi, sarebbe stato introdotto infatti nel 1984 da Electronic Games della JCE, la concorrente di VideoGiochi; nella rubrica Il parere di E.G. veniva infatti mostrata, alla fine di ogni recensione, una “valutazione finale” da 1 a 5 stelle. VG introdurrà una valutazione numerica sotto forma di grafici solo nella sua versione “News” del 1986 (quindi senza lo Studio Vit).
Facendo però un passo indietro al 1981 vediamo che la situazione appare senz’altro più stratificata rispetto a quanto pensavamo all’inizio, poiché già la rivista Video Magazine (dedicata appunto a tutte le implementazioni dell’home video) pubblicava recensioni di videogiochi per Atari VCS e Videopac sin dai suoi esordi. Per citare giusto un esempio, Space Monster e Gunfighter per Videopac vengono presentati nel n. 3 (novembre 1981): Space Monster in particolare viene correttamente confrontato con Space Invaders e si concludeva con un giudizio sulla sua difficoltà, affermando che: «dopo un'iniziale scetticismo sulla facilità del gioco, abbiamo passato serate intere davanti al televisore senza mai riuscire a vincere.»
E andando ancora indietro? Si può arrivare ai veri e propri esordi dell’Atari VCS in Italia, quando iniziarono le importazioni da parte della Melchioni durante l’autunno del 1980. Pier Francesco Corso, che teneva sulle pagine del Radiocorriere TV una rubrica sull’home video in super 8, intercettò subito la novità dell’anno scrivendo che la televisione rischiava: «di trovarsi ancora una volta nell'occhio del ciclone.» E poi continuava con:
La colpa, questa volta, è di un impertinente piccolo computer, rivelatosi una delle macchine più divertenti create dalla tecnologia moderna. Alludiamo naturalmente ai computer-giocattolo, conosciuti più comunemente come video-games (giochi del video), che stanno conquistandosi il consenso della totalità dei teleutenti. Per dialogare, o meglio per giocare con il vostro computer attraverso lo schermo TV in casa, basta inserire nell'apposito vano del videocomputer (l'apparecchio dispensatore dei giochi) i programmi di gioco contenuti in cartucce simili alle cassette di un registratore.
Nei numeri successivi venivano presentati quattro videogiochi, due per Atari VCS e due per l’Interton VC4000, console tedesca allora importata da una ditta di Roma, la Digital. Vediamo dunque come Corso affrontò il discorso, preparando il pubblico dei suoi lettori al Natale del 1980:
Videogiochi ATARI Space Invaders
Si tratta di una delle 38 cassette che l'ATARI (Melchioni) è in grado di offrirvi per il suo Video Computer System. Gli extraterrestri minacciano il nostro pianeta. La missione del giocatore o dei 2 giocatori è di distruggerli con il laser prima che raggiungano la Terra. Ogni volta che si colpiscono gli invasori si totalizzano punti visibili in alto sullo schermo. Una volta eliminati tutti gli spaziali apparirà una nuova flotta. Le varianti del gioco sono 112.
Superman game program
La cassetta "Superman" dell'Atari ha incontrato tali consensi da andare esaurita in brevissimo tempo. Evidentemente il fascino di potersi trasformare in Superman, di vedersi in azione sul teleschermo e di vivere le avventure contro Luthor (il nemico mortale di Superman) e la sua banda, tentando di sfuggire alla Kryptonite da essi adoperata per battere l'uomo d'acciaio, ha spinto i tanti appassionati ad accaparrarsi questo videogioco.
Videogiochi: il pugilato
È una delle moltissime cartucce (60) che l'Interton (Digital) ha ideato per il suo Video Computer VC4000. Nel VC 4000 le tastiere dei giocatori sono più complesse e comprendono, oltre alle levette a quattro funzioni, quattordici tasti che consentono un numero elevatissimo di giochi e di varianti. Giocare con esso, tuttavia, è facile e consentirà, con questa cassetta, ai patiti della boxe di divertirsi in un match televisivo a cronometro all'ultimo K.O.
Videogiochi Interton "Matematica I"
Se avete a casa un bambino poco portato per la matematica, questa è la cassetta che fa per voi: inserendola nel video-computer system VC4000 della Interton (Digital) lo appassionerete in breve tempo a numeri ed operazioni. La cassetta Interton n. 5, "Matematica I", contiene 168 programmi matematici di addizione e sottrazione. I problemi sono posti dal computer e possono essere risolti da 1 o 2 persone.
Corso descrive quindi due giochi piuttosto noti per il VCS, cioè Space Invaders e Superman, mentre presenta per l’Interton giochi sportivi ed educativi, come a dare un panorama completo dell’offerta di allora; segnala il numero corretto di cartucce disponibili per Atari (38) ma non per il VC4000 (che furono in tutto 40 e non certo 60). È da notare in particolare come fosse ancora necessario descrivere per un pubblico generalista il gameplay di Space Invaders, cioè il videogioco più famoso e caratterizzante di quell’epoca.
È difficile stabilire se effettivamente questi scritti rappresentino le prime recensioni videoludiche in assoluto per l’Italia: mi sono già espresso in passato su quanto possa essere controproducente la caccia storica alla “prima volta in cui” accadde qualcosa; ciò che si può affermare con sicurezza è che queste sono senz’altro uno dei primissimi tentativi di descrivere al prossimo “un mondo nuovo”.
Si trattò cioè di fornire delle informazioni critiche sui videogiochi a cartucce intercambiabili, un enorme passo in avanti rispetto agli infiniti cloni di Pong: finalmente era a disposizione del pubblico una selezione eterogenea e variegata di videogiochi, fatta di «carri armati, auto da corsa, navi spaziali, cow-boys.»
Con questa constatazione si conclude anche il ventiquattresimo numero (vol. 2, n. 12) della newsletter, inviato a 243 (+4) persone. La seconda stagione di Quattro Bit sta volgendo ormai al termine: la mia intenzione, almeno per il momento, è di presentare un numero conclusivo a inizio giugno e poi chiudere “per ferie” durante l’estate, quando sarà troppo caldo per leggere e persino per pensare. A presto!