Sta per iniziare il trentaseiesimo numero (vol. 3, n. 12) di Quattro Bit, la newsletter che si occupa di ricostruire, frammento dopo frammento, la storia dei videogiochi in Italia. Nell’ultimo numero della terza “stagione” ci occuperemo di chiudere la parentesi, iniziata la volta scorsa, sulle origini del rapporto uomo-computer e l’interesse verso il gioco. E verrà presentato anche un progetto che spero possa risultare interessante.
Il momento finale del film WarGames, legato al computer militare che impara la noiosa realtà di certi “giochi a somma zero” con le sessioni di Tic-Tac-Toe, è sicuramente rimasto nella memoria di molti. Il gioco è conosciuto da tantissimi anni in Italia, tradotto di solito come filetto o tris, sebbene ci sia un gioco antichissimo altrettanto noto chiamato filetto, di cui sarebbe molto interessante narrare le origini; si tratta però di una lunga parentesi, che ci porterebbe davvero troppo lontano.
WarGames, dicevamo, ma in questa occasione… Non voglio parlare di WarGames; sarebbe forse troppo ovvio per una newsletter che si occupa di videogiochi, e da queste parti è bello invece seguire percorsi più obliqui e oscuri! Scherzi a parte, mi piacerebbe parlarne in futuro, magari riferendoci a particolari poco noti del film.
Facciamo quindi per il momento un passo indietro di circa vent’anni e spostiamoci in direzione del 1962, alla Rassegna Internazionale Elettronica e Nucleare di Roma, una delle più importanti manifestazioni di quell’epoca. Se il pubblico inglese aveva potuto scontrarsi contro “la macchina” al gioco del Nim (lo abbiamo visto la volta scorsa), in questo caso i visitatori italiani della fiera avrebbero potuto sfidare un calcolatore a filetto. Lo rivela un filmato della Settimana Incom, archiviato dall’Istituto Luce.
Più precisamente: «Un calcolatore veramente formidabile: non solo fa le addizioni, le sottrazioni e le divisioni come un primo della classe, ma tra un’operazione e l’altra gioca anche a filetto con le dattilografe».
Abbiamo quindi un’altra azienda che usa il gioco e la simulazione per far avvicinare il pubblico al mondo delle macchine, ma quale computer veniva mostrato effettivamente nel video? La risposta esatta al quesito la devo a Carlo Santagostino, Giuliano Mingarelli e Gianluca Palladini di RetroCampus, che ringrazio: si tratta di un Monrobot Mark XI, le cui abilità nel gioco venivano esaltate anche in un articolo del New Yorker del 1960:
Il signor Clifford ci esortò a provare a battere il Mark XI in una partita a tic-tac-toe. Premette un interruttore e la telescrivente del Mark XI stampò: “Your Move”. Clifford ci spiegò che i numeri da 1 a 9 sulla tastiera erano stati impostati per rappresentare le caselle del gioco. Nervosamente, prememmo il numero 5. Il Mark XI scelse il numero 3. Siamo stati sconfitti in cinque partite consecutive e il vicepresidente responsabile del marketing sembrava molto soddisfatto.
Si tratta quindi della stessa dimostrazione messa in scena a Roma, e ancora una volta veniva riproposto il tema del dualismo uomo-macchina, con il velato suggerimento che la macchina potesse risultare imbattibile nel ragionamento logico.
Per aggiungere un ulteriore particolare ludico a questa “iconografia” del gioco del tris, è da segnalare che nello stesso periodo iniziava in Rai un gioco televisivo chiamato proprio Teletris, in cui due concorrenti si scontravano muovendosi anche loro nella iconica griglia a nove spazi dei cerchi e delle “ics”.
Con la segnalazione del Teletris termina il trentaseiesimo numero (vol. 3, n. 12) della newsletter, inviato a 514 persone. Chi segue il profilo Mastodon lo saprà già, ma segnalo che è in corso un crowdfunding per realizzare la versione cartacea, in lingua inglese, di una parte del materiale che ho raccolto in questi anni: si tratta precisamente delle interviste a personalità legate ai videogiochi per Commodore 64, nei suoi primi anni di uscita. Ricordo dei commenti che suggerivano questa strada; quindi, sono felice di poter dire che adesso una possibilità c’è. Ringrazio tutte le persone che si sono già interessate alla cosa e tutte quelle che lo faranno, perché mi ha fatto piacere capire che anche un argomento estremamente di nicchia può generare un interesse concreto.
A presto!
Interessante! Come fai a trovare sempre queste chicche?
Ho notato tre cose: lo stupito distacco con cui il giornalista commenta, quasi a prendere in giro le innovazioni tecnologiche viste in fiera, o a minimizzarle senza però accennarne alle potenziali applicazioni; il fatto che l'Italia fosse assolutamente in linea ed all'avanguardia nella tecnologia a livello internazionale (la rassegna era dedicata ad elettronica e *nucleare*) anche se ovviamente al traino dei nuovi amici a stelle e strisce che ancor oggi son più amici che mai; e la perfetta continuità retorica nei tempi e nei modi della Settimana Incom pre e post 1945, una continuità inquietante sulla quale già ebbe modo di ironizzare Guareschi.
Ottimo il crowdfunding, aderisco subito... Yum :P