Accidenti. Riposi in pace, e che gli arrivi il ringraziamento di tanti videogiocatori. E un ringraziamento sincero ad Andrea Contato per aver portato all'onore delle cronache digitali la biografia di Alessandro Castellari. Ho avvisato Ready64 sul forum.
mar 22·modificato mar 22Messo Mi piace da Andrea Pachetti
Grazie per questi ritrovamenti. Non è un "lavoro" semplice la ricerca e la preservazione, quindi lodi e lodi. Per quanto riguarda Avventura 2, battuto in 3 ore (non so come lasciarti unoo screenshot, ma tanto appare scritto solo congratulazioni ammiraglio... mi aspettavo di più sinceramente), ma ha un meccanismo uguale al primo, che nel bene o nel male segna molto il gioco. Ovvero l'interazione casuale con i bonus/malus. In alcune partite sembra segnato il destino che non hai pace, come un Paperino disneyano tartassato dalla sfortuna. Alle volte, come nella partita vincente, ti lascia in pace quel tanto che basta per fare i punti. Il meccanismo di discesa dopo qualche prova si trova la soluzione. Ok, grazie alla prossima!
Complimenti, aggiungo tra poco lo screenshot che mi è arrivato tramite Ready64; be', si può dire che almeno la scritta "ammiraglio" è stata fatta bella grande in petscii, invece che scrivere tutte le congratulazioni in testo semplice. Va bene così, dai!
Grazie Andrea anche da parte mia per l'opera di recupero e preservazione. Il gioco sembra bello, divertente e abbastanza "profondo". Anche se presenta un'ambientazione e dinamiche molto distanti da Avventura 1, ha tutte le carte in regola per diventare a suo modo un piccolo classico. Avrebbe potuto esserlo anche all'epoca, e in tutti i quarant'anni che ci separano da quella, se qualcuno l'avesse diciamo "ripreso" (leggi: piratato) come avvenne con il fratello maggiore, magari pubblicandolo su una rivista ad ampia diffusione; ma probabilmente non si ritenne di ripetere l'esperienza avuta con Conan. Bello anche il probabile spunto da Legio VII, come hai fatto ad intuire l'associazione? Conoscevi questo RPG?
Riprendendo il tema proposto dal mio omonimo a proposito della diffusione di materiale inalterato e la tua risposta in termini di timori che qualcuno possa produrre dei falsi da rivendere in Ebay a ignari collezionisti, capisco il tuo punto di vista, ma sono in rispettoso disaccordo. Preservare pubblicamente il materiale nella sua interezza, sia lato digitale che iconografico, è l'unico modo per salvare tutto questo patrimonio dall'oblio. E non parlo solo di queste cassette che diciamolo, probabilmente frutterebbero ben poco margine di guadagno tolte le spese di produzione della copia falsa, ma anche di sacri Graal come Ultima Mt Drash per VIC-20, che va via per migliaia di dollari / euro ogni volta che compare online. I miei motivi:
1. Se non si preserva pubblicamente, non si preserva affatto. Le collezioni private deperiscono, scompaiono, si perdono col tempo, inesorabilmente (vale anche per quelle "alte", arte antica compresa).
2. Il falso, qualsiasi falso, è sempre riconoscibile da un occhio esperto. I giochi più rari in vendita online talvolta hanno il loro bel certificato di autenticità, esattamente come potrebbe essere per una moneta antica o un francobollo raro.
3. Come rilevi tu, comunque una IA addestrata potrebbe ripulire qualsiasi watermark o alterazione e inventarsi un'etichetta interna credibile (che, per quel che ne sappiamo, potrebbe essere fatta in mille modi diversi).
4. La stragrande maggioranza dei retrocomputeristi sono nostalgici nerd che al massimo stampano una copia del materiale per ricrearsi la propria cassettina e piazzarla nel buco lasciato libero nella loro cameretta da se*aioli (se semo capiti).
L'unica motivazione a favore di un approccio protezionistico potrebbe essere che il copyright è ancora attivo, nel qual caso alzo le mani.
Ancora grazie per questa newsletter, sempre molto molto interessante :-)
Vado per ordine. Sì, sono appassionato di VII Legio (e in generale delle produzioni vicine agli Rpg della International Team), anche se ho scoperto questa società solo parecchi (troppi) anni dopo le uscite storiche. Sto infatti cercando da anni un originale di Magikon, e se qualcuno se ne volesse disfare sarei felice di acquisirlo io :-D Sono in contatto con Donadoni, l'autore, e ci siamo sentiti ieri al telefono proprio riguardo l'uscita di questo articolo: mi ha confermato che anche lui vede una notevole somiglianza tra i sistemi di regole, ma è impossibile stabilire ufficialmente una dipendenza diretta. La International Team aveva ricevuto in quegli anni diverse proposte di implementare i loro giochi da tavolo anche su computer, ma nessuna si era mai concretizzata. Lo sforzo di Castellari quindi deve essere considerato, sotto queste ipotesi, del tutto autonomo.
Riguardo invece la questione della preservazione, la questione è complicata e non la posso esaurire in un commento, che vale a questo punto per entrambi gli "Alessandri" (!): c'è una cosa certa, nella storia della preservazione culturale (e non informatica) e cioè che non è affatto vero che debba esistere una preservazione pubblica, altrimenti questa non sussiste. Anzi, per quanto riguarda i videogiochi e molti altri media (come il cinema) ci sono decine di esempi contrari, per cui una preservazione frettolosa ha fatto nascere solo confusione, per cui a distanza di anni è ormai impossibile risalire all'originalità del manufatto, tra cloni, copie, rifacimenti più o meno leciti eccetera. È già difficile ragionare in termini di anni, figuriamoci in quello dei decenni.
Ci sono vari gradi di diffusione dell'informazione, e quindi c'è un'ampia gamma che va dal collezionista nella sua cameretta che tiene al suo "tesssoro" senza parlarne con nessuno, fino all'ente museale che decide di fornire in creative commons grosse parti di interi patrimoni culturali.
Ci sono esempi virtuosissimi come la Game Preservation Society giapponese, gestita da un ragazzo francese (!), che non diffonde in alcun modo pubblicamente i loro sforzi, ma negli anni ha strutturato sistemi molto sicuri di preservazione di software e documentazione, ed è sempre disponibile a fornire supporto a chi si occupa di ricerca sul software giapponese. Ci sono invece altri musei americani (di cui non farò il nome) che possiedono il lascito di grandi autori di videogiochi e non permettono NESSUNA consultazione, se non "in loco" e con autorizzazione, del preziosissimo materiale.
Sarebbe bello fossero maturi i tempi per uno sforzo del genere anche per tutto il software videoludico italiano originale per gli home computer, ma non penso si possa strutturare niente del genere nel futuro immediato, e anche se avvenisse di certo non chiamerebbero il sottoscritto per collaborare :-D
Quello che posso assicurare è che, almeno dei casi che esamino, si va ben al di là dei file conservati su qualche "hd" o "ssd" alla mercè del tempo che passa. Ma spiegare le precauzioni e i contatti che ci sono per il futuro, diventa un po' lungo.
E, per concludere, il copyright ancora attivo per me è un punto focale del discorso. La mia opinione a riguardo, non molto condivisa, (che ovviamente guida ciò che faccio) è che chi si occupa di conservazione digitale non può sostituirsi all'autore, in quanto responsabilità e diritti, anche di fronte alla (momentanea?) irreperibilità dello stesso. Questo per me è da estendere non solo al software, ma anche a tutto ciò che è stato scritto riguardo ai videogiochi. È il motivo base per cui, per esempio, negli anni di digitalizzazioni da "archivio storico" mi sono occupato solo di quanto viene reso pubblico con autorizzazione esplicita di autori ed editori: esiste molto altro materiale, privato, che può essere citato ma non diffuso.
Non è per niente verso che tutti i falsi sono riconoscibili da un occhio esperto... È vero soltanto se si ha una certa esperienza con degli originali della stessa produzione, e anche lì si può incorrere in produzioni diverse fatte in lotti successivi. Più un gioco è raro (nel senso di poco diffuso, non di "costo collezionistico") e più è difficile dire alcunché, si può fare giusto appello all'analisi delle tecniche di stampa, ma non sarebbe sufficiente per dare un giudizio definitivo. L'etichetta interna invece potrebbe essere credibile se inventata, ma di sicuro non è quella corretta.
Grazie per queste risposte, così dettagliate e circostanziate. In effetti, sicuramente ne sai più di almeno uno dei due Alessandri, e ti stai muovendo con competenza, anche con un occhio giustamente rivolto alle questioni di diritto. Solo, noto con stupore che si può vedere fin la più minuta crepa di qualsiasi opera conservata al Louvre o codice miniato di grandi biblioteche europee (consigliatissimo: https://www.e-codices.unifr.ch/it ), ma al contrario un videogioco originale raro è più protetto della fantomatica valigetta con i codici nucleari!
È solo questione di tempo: l'industria del videogioco è nata da pochissimi anni e i suoi prodotti sono tuttora a cavallo tra il bene di consumo, il gioco, il divertimento, il manufatto artistico e mille altre visioni. Le opere d'arte e gli incunaboli sono diventati patrimonio culturale comune dell'umanità; basta vedere invece i problemi e le cause in corso coi libri del secondo Novecento per rendersi conto di quanto il problema sia attuale, come l'esempio di Internet Archive.
Colgo l'occasione per ringraziare e soprattutto fare tantissimi complimenti ad Andrea per questi articoli bellissimi! In questo caso anche per la condivisione del gioco. L'unica cosa che non riesco a capire... perché condividere la scansione della cassetta con un watermark?? Capisco che possa esserci la spiacevole possibilità che qualcuno possa ripubblicare altrove il materiale... ma in questo modo viene negata la possibilità di poter ricostituire il nastro oppure semplicemente stamparsi il manuale oppure preservare l'immagine... Chiedo scusa se questa mia domanda possa apparire come una critica a fronte del favoloso lavoro di ricerca, preservazione e condivisione che è fuori discussione ma amo particolarmente le illustrazioni e la grafica di queste vecchie pubblicazioni e vedere spesso scansioni in bassa risoluzione o piene di watermark mi dispiace molto! Sottolineo di nuovo i complimenti ad Andrea per il lavoro F A N T A S T I C O!
No, anzi, hai fatto benissimo a chiederlo, Alessandro. In effetti avrei voluto scriverlo già in occasione di Avventura 1, ma poi lo spazio è sempre tiranno (come si suol dire) e me ne sono dimenticato. Il motivo per cui certe immagini (non tutte) su questa newsletter sono coperte da un watermark è proprio per una delle conseguenze che citi, cioè quella di poter ricostruire il nastro (o altri tipi di manufatti) partendo dai materiali digitali.
Con i tuoi occhi di appassionato ci vedi solo l'uso sano e costruttivo, e lo capisco assolutamente, cioè della persona che (ri)mette insieme il gioco per poterlo veder girare sul suo Commodore 64 reale, in metallo e circuiti; ma in realtà spesso avviene il contrario, e cioè che delle persone dagli istinti meno nobili potrebbero usare le stesse tecniche per far comparire tali nastri su ebay o siti similari, spacciandoli per originali.
Dato che questa cosa è accaduta non di rado, e gli italiani (ahem) sono maestri in questa arte (ci sono stati anche esempi recenti balzati alle cronache), la mia responsabilità nel caso della preservazione storica di materiali rari è quella di tutelare prima di tutto lettori, fruitori e collezionisti da tali forme deteriori di confusione e plagio. È il motivo per cui, oltre a questo, non troverai mai in queste pagine foto delle etichette interne della cassetta: è un'ulteriore cautela che sto prendendo in merito, così da poter riconoscere eventuali falsi in ogni caso(*).
La preservazione storica differisce come intenti dalla diffusione dei materiali stessi, e spesso segue linee non parallele: ovviamente ho già provveduto da tempo alle scan a 600dpi di ogni parte del gioco, a memoria futura, ma questi materiali per i motivi esposti sopra non sono divulgati pubblicamente.
(*)Se non esistono già adesso, esisteranno di certo entro poco IA capaci di gestire le immagini in grado di togliere in automatico qualunque watermark inserito, da qui la necessità di introdurre ulteriori layer di sicurezza senza compromettere la fruizione.
mar 22·modificato mar 22Messo Mi piace da Andrea Pachetti
Ciao Andrea, capisco i tuoi argomenti e in qualche modo li condivido. Anzi direi pure che Io stesso ne ho avuto la prova e sono giunto alla stessa conclusione tuttavia mi è sempre rimasta una perplessità. Ogni attività umana che sia artistica, di ingegno oppure emotiva si sviluppa maggiormente se è condivisa. Io seguo da sempre il retrocomputing: da quando leggevo le notizie su JoseQ, Emunews o DaveClassics. Non esistevano i social e ci si confrontava sui forum o addirittura sui news server. I collezionisti che nella fattispecie vogliamo difendere sono anche il motivo per cui esiste la speculazione e quindi anche chi cerca di spacciare falsi. Credo sia un fenomeno inevitabile ed esiste in tutte le varianti del collezionismo: dai dipinti alle scarpe. I truffatori proliferano anche perché molti collezionisti, forse presi dal demone dell'affare, si dimostrano poco avveduti negli acquisti. Collezionisti che spesso impilano i loro trofei senza preservarli. In ogni modo anche se non vedo alternative, non credo che non condividere sia una soluzione perché in questo modo la scena inizierà a chiudersi in piccoli gruppi auto eletti a giudici e custodi che non condividono; e quando alla fine tutto finirà e spariranno coloro che si erano interessati a queste cose allora forse troveremo su qualche bancarella dell'usato un SSD con preziosissime scansioni a 600dpi che saranno nella migliore dei casi cancellate... e forse in realtà sarà giusto così perché a chi altro sarebbe potuto interessare?
Augurandomi di nuovo che il mio pensiero non sia travisato ti rinnovo i miei complimenti e la stima per i tuoi articoli e il tuo operato offrendoti anche la mia amicizia "social"!
Anche io vengo da quei tempi lì, e quando citi davesclassics o altri siti simili pronunci parole familiari, a cui sono in un certo senso affezionato, così come gli anni dei newsgroup i.c.r. e i.c.s.e! Per quanto riguarda il concetto di preservazione digitale, ho riunito in un unico commento vari concetti in risposta "all'altro Alessandro", per non scrivere due cose molto simili :-D
mar 21·modificato mar 21Messo Mi piace da Andrea Pachetti
Ma Andrea, secondo te il gioco è stato influenzato da Elite di David Braben e Ian Bell, uscito in quello stesso anno? Oppure credi che per un caso fortuito sia Castellari che la coppia Braben/Bell sono stati parzialmente ispirati dal (già allora) vecchio Star Trader ?
Una bella domanda, su cui è possibile fare solo congetture. La terza possibilità è ovviamente che il nostro Castellari non sia stato influenzato da niente se non VII Legio, di cui era evidentemente un giocatore nel 1982/83, dato che tutte le dinamiche del gioco cartaceo ritornano in qualche modo nella versione digitale.
Non sono sicuro in ogni caso che Star Trader possa essere la base del suo lavoro, perché non vedo traccia dell'essenza del gioco, cioè il commercio, quanto piuttosto viene implementata l'esplorazione in sé, quindi l'andare di pianeta in pianeta e ottenere punti grazie alle azioni svolte (proprio come VII Legio).
Elite tenderei a escluderlo per motivi temporali, nel senso che la versione per C64 uscì più tardi. Partendo dall'ipotesi, ovviamente, che il Castellari avesse solo il Commodore per giocare e programmare.
Giustamente sono solo supposizioni, fino a quando non si riuscirà a trovare Castellari o qualcun'altro a lui vicino all'epoca non potremo avere risposte certe, ma da quello che vedo sicuramente come dice Andrea l'influenza principale arriva da VII Legio per quanto riguarda le dinamiche di gioco, invece dal punto di vista dell'interfaccia non posso non notare delle analogie con il gioco in BASIC più diffuso su microcomputer degli anni '70, STAR TREK, la versione BASIC presente anche sul celebre libro di David H. Ahl. Possiamo presumere che Castellari, essendo appassionato anche di informatica, ne abbia vista una qualche versione in passato... ma resta comuque solo una supposizione.
Sì, se si entra nel gioco delle supposizioni c'è da divertirsi: esiste per esempio una versione di Star Trek per Commodore PET (quella di Jim Butterfield) che ha la crocetta di spostamento numerica fatta più o meno come quella di Avventura 2. La versione PET venne poi adattata ufficialmente dalla Commodore nel 1982 anche per C64, nella serie dei "Commodore Educational Software".
Un ritrovamento di cui sono particolarmente contento, devo dire, spero che sia giocato e promosso da molte persone! Per quanto riguarda la rivista, dato che "Debug" è una vera e propria rubrica, dovrebbe avere una certa continuità nel tempo... Speriamo incontri il gradimento dei lettori e offra qualche spunto di discussione interessante. Un saluto!
https://www.andreacontato.com/alessandro-castellari---avventura-1
Ma allora il mistero è caduto
Accidenti. Riposi in pace, e che gli arrivi il ringraziamento di tanti videogiocatori. E un ringraziamento sincero ad Andrea Contato per aver portato all'onore delle cronache digitali la biografia di Alessandro Castellari. Ho avvisato Ready64 sul forum.
...e grazie per la grande "Avventura 2: Galattica - La Guida Definitiva" :-)
Grazie per questi ritrovamenti. Non è un "lavoro" semplice la ricerca e la preservazione, quindi lodi e lodi. Per quanto riguarda Avventura 2, battuto in 3 ore (non so come lasciarti unoo screenshot, ma tanto appare scritto solo congratulazioni ammiraglio... mi aspettavo di più sinceramente), ma ha un meccanismo uguale al primo, che nel bene o nel male segna molto il gioco. Ovvero l'interazione casuale con i bonus/malus. In alcune partite sembra segnato il destino che non hai pace, come un Paperino disneyano tartassato dalla sfortuna. Alle volte, come nella partita vincente, ti lascia in pace quel tanto che basta per fare i punti. Il meccanismo di discesa dopo qualche prova si trova la soluzione. Ok, grazie alla prossima!
Complimenti, aggiungo tra poco lo screenshot che mi è arrivato tramite Ready64; be', si può dire che almeno la scritta "ammiraglio" è stata fatta bella grande in petscii, invece che scrivere tutte le congratulazioni in testo semplice. Va bene così, dai!
Grazie Andrea anche da parte mia per l'opera di recupero e preservazione. Il gioco sembra bello, divertente e abbastanza "profondo". Anche se presenta un'ambientazione e dinamiche molto distanti da Avventura 1, ha tutte le carte in regola per diventare a suo modo un piccolo classico. Avrebbe potuto esserlo anche all'epoca, e in tutti i quarant'anni che ci separano da quella, se qualcuno l'avesse diciamo "ripreso" (leggi: piratato) come avvenne con il fratello maggiore, magari pubblicandolo su una rivista ad ampia diffusione; ma probabilmente non si ritenne di ripetere l'esperienza avuta con Conan. Bello anche il probabile spunto da Legio VII, come hai fatto ad intuire l'associazione? Conoscevi questo RPG?
Riprendendo il tema proposto dal mio omonimo a proposito della diffusione di materiale inalterato e la tua risposta in termini di timori che qualcuno possa produrre dei falsi da rivendere in Ebay a ignari collezionisti, capisco il tuo punto di vista, ma sono in rispettoso disaccordo. Preservare pubblicamente il materiale nella sua interezza, sia lato digitale che iconografico, è l'unico modo per salvare tutto questo patrimonio dall'oblio. E non parlo solo di queste cassette che diciamolo, probabilmente frutterebbero ben poco margine di guadagno tolte le spese di produzione della copia falsa, ma anche di sacri Graal come Ultima Mt Drash per VIC-20, che va via per migliaia di dollari / euro ogni volta che compare online. I miei motivi:
1. Se non si preserva pubblicamente, non si preserva affatto. Le collezioni private deperiscono, scompaiono, si perdono col tempo, inesorabilmente (vale anche per quelle "alte", arte antica compresa).
2. Il falso, qualsiasi falso, è sempre riconoscibile da un occhio esperto. I giochi più rari in vendita online talvolta hanno il loro bel certificato di autenticità, esattamente come potrebbe essere per una moneta antica o un francobollo raro.
3. Come rilevi tu, comunque una IA addestrata potrebbe ripulire qualsiasi watermark o alterazione e inventarsi un'etichetta interna credibile (che, per quel che ne sappiamo, potrebbe essere fatta in mille modi diversi).
4. La stragrande maggioranza dei retrocomputeristi sono nostalgici nerd che al massimo stampano una copia del materiale per ricrearsi la propria cassettina e piazzarla nel buco lasciato libero nella loro cameretta da se*aioli (se semo capiti).
L'unica motivazione a favore di un approccio protezionistico potrebbe essere che il copyright è ancora attivo, nel qual caso alzo le mani.
Ancora grazie per questa newsletter, sempre molto molto interessante :-)
Vado per ordine. Sì, sono appassionato di VII Legio (e in generale delle produzioni vicine agli Rpg della International Team), anche se ho scoperto questa società solo parecchi (troppi) anni dopo le uscite storiche. Sto infatti cercando da anni un originale di Magikon, e se qualcuno se ne volesse disfare sarei felice di acquisirlo io :-D Sono in contatto con Donadoni, l'autore, e ci siamo sentiti ieri al telefono proprio riguardo l'uscita di questo articolo: mi ha confermato che anche lui vede una notevole somiglianza tra i sistemi di regole, ma è impossibile stabilire ufficialmente una dipendenza diretta. La International Team aveva ricevuto in quegli anni diverse proposte di implementare i loro giochi da tavolo anche su computer, ma nessuna si era mai concretizzata. Lo sforzo di Castellari quindi deve essere considerato, sotto queste ipotesi, del tutto autonomo.
Riguardo invece la questione della preservazione, la questione è complicata e non la posso esaurire in un commento, che vale a questo punto per entrambi gli "Alessandri" (!): c'è una cosa certa, nella storia della preservazione culturale (e non informatica) e cioè che non è affatto vero che debba esistere una preservazione pubblica, altrimenti questa non sussiste. Anzi, per quanto riguarda i videogiochi e molti altri media (come il cinema) ci sono decine di esempi contrari, per cui una preservazione frettolosa ha fatto nascere solo confusione, per cui a distanza di anni è ormai impossibile risalire all'originalità del manufatto, tra cloni, copie, rifacimenti più o meno leciti eccetera. È già difficile ragionare in termini di anni, figuriamoci in quello dei decenni.
Ci sono vari gradi di diffusione dell'informazione, e quindi c'è un'ampia gamma che va dal collezionista nella sua cameretta che tiene al suo "tesssoro" senza parlarne con nessuno, fino all'ente museale che decide di fornire in creative commons grosse parti di interi patrimoni culturali.
Ci sono esempi virtuosissimi come la Game Preservation Society giapponese, gestita da un ragazzo francese (!), che non diffonde in alcun modo pubblicamente i loro sforzi, ma negli anni ha strutturato sistemi molto sicuri di preservazione di software e documentazione, ed è sempre disponibile a fornire supporto a chi si occupa di ricerca sul software giapponese. Ci sono invece altri musei americani (di cui non farò il nome) che possiedono il lascito di grandi autori di videogiochi e non permettono NESSUNA consultazione, se non "in loco" e con autorizzazione, del preziosissimo materiale.
Sarebbe bello fossero maturi i tempi per uno sforzo del genere anche per tutto il software videoludico italiano originale per gli home computer, ma non penso si possa strutturare niente del genere nel futuro immediato, e anche se avvenisse di certo non chiamerebbero il sottoscritto per collaborare :-D
Quello che posso assicurare è che, almeno dei casi che esamino, si va ben al di là dei file conservati su qualche "hd" o "ssd" alla mercè del tempo che passa. Ma spiegare le precauzioni e i contatti che ci sono per il futuro, diventa un po' lungo.
E, per concludere, il copyright ancora attivo per me è un punto focale del discorso. La mia opinione a riguardo, non molto condivisa, (che ovviamente guida ciò che faccio) è che chi si occupa di conservazione digitale non può sostituirsi all'autore, in quanto responsabilità e diritti, anche di fronte alla (momentanea?) irreperibilità dello stesso. Questo per me è da estendere non solo al software, ma anche a tutto ciò che è stato scritto riguardo ai videogiochi. È il motivo base per cui, per esempio, negli anni di digitalizzazioni da "archivio storico" mi sono occupato solo di quanto viene reso pubblico con autorizzazione esplicita di autori ed editori: esiste molto altro materiale, privato, che può essere citato ma non diffuso.
Non è per niente verso che tutti i falsi sono riconoscibili da un occhio esperto... È vero soltanto se si ha una certa esperienza con degli originali della stessa produzione, e anche lì si può incorrere in produzioni diverse fatte in lotti successivi. Più un gioco è raro (nel senso di poco diffuso, non di "costo collezionistico") e più è difficile dire alcunché, si può fare giusto appello all'analisi delle tecniche di stampa, ma non sarebbe sufficiente per dare un giudizio definitivo. L'etichetta interna invece potrebbe essere credibile se inventata, ma di sicuro non è quella corretta.
Grazie per queste risposte, così dettagliate e circostanziate. In effetti, sicuramente ne sai più di almeno uno dei due Alessandri, e ti stai muovendo con competenza, anche con un occhio giustamente rivolto alle questioni di diritto. Solo, noto con stupore che si può vedere fin la più minuta crepa di qualsiasi opera conservata al Louvre o codice miniato di grandi biblioteche europee (consigliatissimo: https://www.e-codices.unifr.ch/it ), ma al contrario un videogioco originale raro è più protetto della fantomatica valigetta con i codici nucleari!
È solo questione di tempo: l'industria del videogioco è nata da pochissimi anni e i suoi prodotti sono tuttora a cavallo tra il bene di consumo, il gioco, il divertimento, il manufatto artistico e mille altre visioni. Le opere d'arte e gli incunaboli sono diventati patrimonio culturale comune dell'umanità; basta vedere invece i problemi e le cause in corso coi libri del secondo Novecento per rendersi conto di quanto il problema sia attuale, come l'esempio di Internet Archive.
Scoprire dopo tanti anni di un seguito ad avventura uno è una vera emozione. Grazie per la tua opera
Grazie, Morgan. Condivido il pensiero, è una bella emozione...
Colgo l'occasione per ringraziare e soprattutto fare tantissimi complimenti ad Andrea per questi articoli bellissimi! In questo caso anche per la condivisione del gioco. L'unica cosa che non riesco a capire... perché condividere la scansione della cassetta con un watermark?? Capisco che possa esserci la spiacevole possibilità che qualcuno possa ripubblicare altrove il materiale... ma in questo modo viene negata la possibilità di poter ricostituire il nastro oppure semplicemente stamparsi il manuale oppure preservare l'immagine... Chiedo scusa se questa mia domanda possa apparire come una critica a fronte del favoloso lavoro di ricerca, preservazione e condivisione che è fuori discussione ma amo particolarmente le illustrazioni e la grafica di queste vecchie pubblicazioni e vedere spesso scansioni in bassa risoluzione o piene di watermark mi dispiace molto! Sottolineo di nuovo i complimenti ad Andrea per il lavoro F A N T A S T I C O!
No, anzi, hai fatto benissimo a chiederlo, Alessandro. In effetti avrei voluto scriverlo già in occasione di Avventura 1, ma poi lo spazio è sempre tiranno (come si suol dire) e me ne sono dimenticato. Il motivo per cui certe immagini (non tutte) su questa newsletter sono coperte da un watermark è proprio per una delle conseguenze che citi, cioè quella di poter ricostruire il nastro (o altri tipi di manufatti) partendo dai materiali digitali.
Con i tuoi occhi di appassionato ci vedi solo l'uso sano e costruttivo, e lo capisco assolutamente, cioè della persona che (ri)mette insieme il gioco per poterlo veder girare sul suo Commodore 64 reale, in metallo e circuiti; ma in realtà spesso avviene il contrario, e cioè che delle persone dagli istinti meno nobili potrebbero usare le stesse tecniche per far comparire tali nastri su ebay o siti similari, spacciandoli per originali.
Dato che questa cosa è accaduta non di rado, e gli italiani (ahem) sono maestri in questa arte (ci sono stati anche esempi recenti balzati alle cronache), la mia responsabilità nel caso della preservazione storica di materiali rari è quella di tutelare prima di tutto lettori, fruitori e collezionisti da tali forme deteriori di confusione e plagio. È il motivo per cui, oltre a questo, non troverai mai in queste pagine foto delle etichette interne della cassetta: è un'ulteriore cautela che sto prendendo in merito, così da poter riconoscere eventuali falsi in ogni caso(*).
La preservazione storica differisce come intenti dalla diffusione dei materiali stessi, e spesso segue linee non parallele: ovviamente ho già provveduto da tempo alle scan a 600dpi di ogni parte del gioco, a memoria futura, ma questi materiali per i motivi esposti sopra non sono divulgati pubblicamente.
(*)Se non esistono già adesso, esisteranno di certo entro poco IA capaci di gestire le immagini in grado di togliere in automatico qualunque watermark inserito, da qui la necessità di introdurre ulteriori layer di sicurezza senza compromettere la fruizione.
Ciao Andrea, capisco i tuoi argomenti e in qualche modo li condivido. Anzi direi pure che Io stesso ne ho avuto la prova e sono giunto alla stessa conclusione tuttavia mi è sempre rimasta una perplessità. Ogni attività umana che sia artistica, di ingegno oppure emotiva si sviluppa maggiormente se è condivisa. Io seguo da sempre il retrocomputing: da quando leggevo le notizie su JoseQ, Emunews o DaveClassics. Non esistevano i social e ci si confrontava sui forum o addirittura sui news server. I collezionisti che nella fattispecie vogliamo difendere sono anche il motivo per cui esiste la speculazione e quindi anche chi cerca di spacciare falsi. Credo sia un fenomeno inevitabile ed esiste in tutte le varianti del collezionismo: dai dipinti alle scarpe. I truffatori proliferano anche perché molti collezionisti, forse presi dal demone dell'affare, si dimostrano poco avveduti negli acquisti. Collezionisti che spesso impilano i loro trofei senza preservarli. In ogni modo anche se non vedo alternative, non credo che non condividere sia una soluzione perché in questo modo la scena inizierà a chiudersi in piccoli gruppi auto eletti a giudici e custodi che non condividono; e quando alla fine tutto finirà e spariranno coloro che si erano interessati a queste cose allora forse troveremo su qualche bancarella dell'usato un SSD con preziosissime scansioni a 600dpi che saranno nella migliore dei casi cancellate... e forse in realtà sarà giusto così perché a chi altro sarebbe potuto interessare?
Augurandomi di nuovo che il mio pensiero non sia travisato ti rinnovo i miei complimenti e la stima per i tuoi articoli e il tuo operato offrendoti anche la mia amicizia "social"!
Anche io vengo da quei tempi lì, e quando citi davesclassics o altri siti simili pronunci parole familiari, a cui sono in un certo senso affezionato, così come gli anni dei newsgroup i.c.r. e i.c.s.e! Per quanto riguarda il concetto di preservazione digitale, ho riunito in un unico commento vari concetti in risposta "all'altro Alessandro", per non scrivere due cose molto simili :-D
Ma Andrea, secondo te il gioco è stato influenzato da Elite di David Braben e Ian Bell, uscito in quello stesso anno? Oppure credi che per un caso fortuito sia Castellari che la coppia Braben/Bell sono stati parzialmente ispirati dal (già allora) vecchio Star Trader ?
Una bella domanda, su cui è possibile fare solo congetture. La terza possibilità è ovviamente che il nostro Castellari non sia stato influenzato da niente se non VII Legio, di cui era evidentemente un giocatore nel 1982/83, dato che tutte le dinamiche del gioco cartaceo ritornano in qualche modo nella versione digitale.
Non sono sicuro in ogni caso che Star Trader possa essere la base del suo lavoro, perché non vedo traccia dell'essenza del gioco, cioè il commercio, quanto piuttosto viene implementata l'esplorazione in sé, quindi l'andare di pianeta in pianeta e ottenere punti grazie alle azioni svolte (proprio come VII Legio).
Elite tenderei a escluderlo per motivi temporali, nel senso che la versione per C64 uscì più tardi. Partendo dall'ipotesi, ovviamente, che il Castellari avesse solo il Commodore per giocare e programmare.
Giustamente sono solo supposizioni, fino a quando non si riuscirà a trovare Castellari o qualcun'altro a lui vicino all'epoca non potremo avere risposte certe, ma da quello che vedo sicuramente come dice Andrea l'influenza principale arriva da VII Legio per quanto riguarda le dinamiche di gioco, invece dal punto di vista dell'interfaccia non posso non notare delle analogie con il gioco in BASIC più diffuso su microcomputer degli anni '70, STAR TREK, la versione BASIC presente anche sul celebre libro di David H. Ahl. Possiamo presumere che Castellari, essendo appassionato anche di informatica, ne abbia vista una qualche versione in passato... ma resta comuque solo una supposizione.
Sì, se si entra nel gioco delle supposizioni c'è da divertirsi: esiste per esempio una versione di Star Trek per Commodore PET (quella di Jim Butterfield) che ha la crocetta di spostamento numerica fatta più o meno come quella di Avventura 2. La versione PET venne poi adattata ufficialmente dalla Commodore nel 1982 anche per C64, nella serie dei "Commodore Educational Software".
Grande !
Questo è un vero e proprio ritrovamento da... archeologia informatica !
Spero che la collaborazione con RETRO COMPUTER sia costante e duratura !
Un ritrovamento di cui sono particolarmente contento, devo dire, spero che sia giocato e promosso da molte persone! Per quanto riguarda la rivista, dato che "Debug" è una vera e propria rubrica, dovrebbe avere una certa continuità nel tempo... Speriamo incontri il gradimento dei lettori e offra qualche spunto di discussione interessante. Un saluto!
Confermo, garantita e sicura per tutti i numeri per ora previsti (6) poi se ci confermano anche il 2025 si prosegue!