State per iniziare a leggere l’undicesimo numero della seconda stagione di Quattro Bit. In questa occasione osserveremo una vecchia pubblicità della GBC relativa alla Spectrum e capiremo quali errori storici sono stati commessi nella sua pubblicazione. Impostiamo la nostra immaginaria macchina del tempo verso l’estate del 1986 e iniziamo subito.
Gli appassionati del genere ci saranno rimasti male. Niente spionaggio dietro la vicenda, clamorosamente rivelata in questi giorni, del Cray One, il segretissimo computer della Difesa francese, violato la notte del 20 marzo scorso. Nessun servizio segreto implicato nel caso, men che meno quello italiano. Lo confermano voci autorevoli. Il protagonista del week-end pasquale che ha fatto tremare gli addetti al “top secret” transalpino questa volta è lo scherzo.
Uno scherzo moderno, s’intende. Un mini computer Sinclair 8K e tre ragazzi alle prese con una storia emozionante anche se terribilmente più grande di loro. Tre studenti di informatica una sera scoprono per caso che, con il loro piccolo Sinclair, possono accedere al sofisticato e potentissimo elaboratore che custodisce preziose informazioni di Stato, il mitico Cray One.
Eccitati dalla scoperta, decidono di sfidare il misterioso gigante. E ci riescono, tutto in una notte. Una notte tra monitor e tastiera, tra codici e numeri. Una scorribanda tra i meandri della grande macchina che tanto ricorda le immagini di War Games.
Ma i tecnici di guardia al Cray One non tardano ad accorgersi dell’intruso. I tre piccoli pirati non si fanno sorprendere. Impediscono all’elaboratore di individuarli e… dulcis in fundo, lasciano un messaggio che suona così: «Il vostro Cray One è momentaneamente sostituito da un semplice, economico Sinclair 8K».
Questa è la prima parte del lungo testo che accompagnava l’arrivo in Italia dello Spectrum 128K Plus 2, il primo modello della serie non prodotto direttamente dalla Sinclair ma dalla Amstrad, che nell’aprile del 1986 rilevò il noto marchio inglese.
La G.B.C., azienda importatrice sin dall’inizio del marchio Sinclair in Italia, presentò il modello al SIM di Milano e lo mise in vendita a partire da settembre… Magnificando le possibilità della nuova macchina grazie alle imprese di tre hacker francesi compiute con “un piccolo Sinclair 8k”, con cui si intendeva in realtà il vecchio ZX81.
Come mai ci sono così tanti riferimenti ai servizi segreti? E cosa avevano fatto davvero questi hacker?
Per rispondere a queste domande è opportuno prima di tutto citare alcuni fatti storici avvenuti in Italia in quel periodo: nell’ottobre dell’85 c’era stata la cosiddetta Crisi di Sigonella tra gli Stati Uniti e il nostro Paese, in seguito al dirottamento della nave Achille Lauro; a fine dicembre ‘85 l’attentato di Fiumicino da parte degli estremisti di Abu Nidal; ancora, nell’aprile dell’86, la crisi diplomatica tra Italia e Libia con l’attacco missilistico contro l’isola di Lampedusa.
Tre delle importanti questioni affrontate dall’allora governo Craxi, con Andreotti ministro degli Esteri, da cui deriva la fotografia che domina la pubblicità. Ho proposto questo elenco parziale non per velleità storicistiche, quanto per demolire sul nascere ogni ulteriore anelito nostalgico verso “i meravigliosi anni Ottanta”, che in tutta probabilità sono tali soltanto nella percezione nostalgica e non nella realtà storica.
A questo substrato politico si aggiungeva una progressiva affermazione del mito dell’hacker anche presso i media generalisti, sebbene permanesse una certa confusione tra dei ruoli che invece erano quasi sempre distinti, per cui l’hacker delle reti veniva quasi sempre confuso col cracker del software, sotto il comune denominatore del generico “pirata informatico”.
La vicenda dei tre giovani francesi ebbe quindi una grande eco anche presso di noi, sebbene sfuggì ai più la realtà effettiva degli accadimenti. Si sono verificati quindi dei fraintendimenti probabilmente dovuti a una serie di preconcetti, un po’ come quando di recente abbiamo analizzato alcuni articoli sui record da sala giochi.
In quell’occasione c’era una giornalista che, volendo dimostrare una certa tendenza al superomismo nei videogiocatori, individuava in un messaggio a schermo una prova di tale propensione, sebbene in realtà la frase «you win, extra man» indicasse solo una vita “extra” appena conquistata e non (figuriamoci!) la suddetta esaltazione ideologica.
Nello stesso modo in questo caso, forse cullati dalle suggestioni immaginarie di film come WarGames, era piacevole e quasi scontato immaginare i tre ragazzi francesi come dei “Davide” contro “Golia”, armati di un piccolo computer tipo lo ZX81 per andare a minacciare il “gigantesco” Cray 1.
Ma la realtà, come da loro raccontata nell’intervista apparsa sul quotidiano Le Matin de Paris, era molto più prosaica, sebbene non meno interessante. Non c’era stato nessun collegamento da remoto grazie al piccolo Sinclair (o al Minitel, come dichiaravano altre fonti italiane). Piuttosto, i tre studenti di informatica dell’Université de Jussieu si erano collegati dal loro centro di calcolo a un Bull DPS-8/M, che veniva usato come front-end per il Cray-1S/1000, situato invece all’École polytechnique.
A causa di un errore dei sistemisti (che avevano lasciato come default una delle password nel sistema operativo Multics), i tre studenti avevano acquisito i diritti di super-user sul DPS-8 e, grazie a questo, avevano lasciato diverse tracce e messaggi divertenti; uno di essi era appunto la segnalazione che il Cray 1 a cui il DPS-8 era collegato “a momentanément été remplacé par un Sinclair ZX81”, cioè avevano sostituito il supercomputer più veloce al mondo con l’home computer più lento!
Quindi non c’era nessuno ZX81 usato direttamente o indirettamente e, in fondo, l’atto in sé non era proprio una grande pubblicità né per lo Sinclair né per la GBC! C’è da dire comunque che imprese di questo tipo scatenarono dibattiti e approfondimenti per tutto il 1986 e, se devo dirla tutta, mi piacerebbe presentarne almeno uno su queste pagine in futuro (sempre se l’argomento collaterale “hacking” generi abbastanza interesse, ovviamente).
Stiamo appunto considerando un periodo (la metà degli anni Ottanta) in cui queste figure tecniche di confine tendevano a fondersi nell’immaginario collettivo, per cui l’esperto di computer poteva essere non solo un “bedroom coder” di videogiochi, ma anche un pirata che duplicava il software e ancora un hacker delle banche dati.
In fondo, anche il David Lightman di WarGames stava per causare la Terza Guerra Mondiale solo perché voleva giocare ai più recenti videogames della Protovision…
Con questa suggestione si conclude anche il ventitreesimo numero (vol. 2, n. 11) della newsletter, inviato a 239 (+11) persone. Ringrazio ancora una volta tutte le persone che continuano a seguire e supportare attivamente questo piccolo ma importante progetto di ricostruzione storica: anche la seconda stagione si sta ormai per concludere: sono ancora indeciso se terminare con il n. 12 o avanzare fino al n. 13; maggiori aggiornamenti alla prossima occasione, tra due settimane. A presto!
Pezzo molto interessante in questo numero di Quattro Bit, perché apre a molte possibili discussioni, oggi come allora, prima fra tutte la competenza (rarissima) dei giornalisti sedicenti informatici. Dopo quasi 40 anni chi scrive per i giornali nazionali tende a "giocare facile" e prestare il fianco ai sensazionalismi invece di guardare alla realtà dei fatti e presentarli come tali. Personalmente, da quando leggo su quotidiani e riviste di alta tiratura, articoli su eventi "informatici" o in cui i protagonisti sono "hacker" (la differenza con "cracker" ormai si è persa, figuriamoci la distinzione tra i vari colori dei cappelli), avendo un po' di esperienza e cultura scientifico-informatica alle spalle, ho sempre pensato: "Ma se siete capaci di questi strafalcioni e di queste menzogne in questo campo, chissà quante altre me ne rifilate in campi diversi dal mio. Economia, politica, scienze umane, cronaca, sport?" - Food for thoughts. :-)
Bellissima questa storia, da cui si evince come il giornalismo sia da sempre molto approssimativo e tendente al sensazionalismo, niente di nuovo sotto il sole! Grazie Andrea! Come sempre una storia curiosa e divertente.