Pezzo molto interessante in questo numero di Quattro Bit, perché apre a molte possibili discussioni, oggi come allora, prima fra tutte la competenza (rarissima) dei giornalisti sedicenti informatici. Dopo quasi 40 anni chi scrive per i giornali nazionali tende a "giocare facile" e prestare il fianco ai sensazionalismi invece di guardare alla realtà dei fatti e presentarli come tali. Personalmente, da quando leggo su quotidiani e riviste di alta tiratura, articoli su eventi "informatici" o in cui i protagonisti sono "hacker" (la differenza con "cracker" ormai si è persa, figuriamoci la distinzione tra i vari colori dei cappelli), avendo un po' di esperienza e cultura scientifico-informatica alle spalle, ho sempre pensato: "Ma se siete capaci di questi strafalcioni e di queste menzogne in questo campo, chissà quante altre me ne rifilate in campi diversi dal mio. Economia, politica, scienze umane, cronaca, sport?" - Food for thoughts. :-)
Sono senz'altro d'accordo con te, David, ma se si parla di quei tempi bisogna anche comunque considerare la mancanza di possibilità d'informarsi tempestivamente, per cui le notizie (come in questo caso) erano basate principalmente sull'interpretazione e l'adattamento dei lanci d'agenzia.
In qualche caso, tra l'altro, si è provveduto a cercare informazioni di prima mano presso gli "smanettoni" locali; è per questo che segnalavo che mi piacerebbe tornare sull'argomento, mostrando qualche altro articolo d'epoca che andava a indagare (in maniera un po' pedestre, ma tant'è) sull'argomento "hacker", che diventava una parola magica proprio in quel periodo.
C'è da dire che almeno allora non avevano tutti l'aspetto inquietante e la felpa nera col cappuccio :-)
Bellissima questa storia, da cui si evince come il giornalismo sia da sempre molto approssimativo e tendente al sensazionalismo, niente di nuovo sotto il sole! Grazie Andrea! Come sempre una storia curiosa e divertente.
Ciao Giosuè, ti ringrazio doppiamente per questo commento: sia per aver apprezzato questa nuova "puntata", ma anche per avermi dato la conferma che l'email almeno a qualcuno è arrivata; il sito di Substack mi sta comunicando dei dati privi di senso e pensavo di doverla scrivere e mandare di nuovo!
Pezzo molto interessante in questo numero di Quattro Bit, perché apre a molte possibili discussioni, oggi come allora, prima fra tutte la competenza (rarissima) dei giornalisti sedicenti informatici. Dopo quasi 40 anni chi scrive per i giornali nazionali tende a "giocare facile" e prestare il fianco ai sensazionalismi invece di guardare alla realtà dei fatti e presentarli come tali. Personalmente, da quando leggo su quotidiani e riviste di alta tiratura, articoli su eventi "informatici" o in cui i protagonisti sono "hacker" (la differenza con "cracker" ormai si è persa, figuriamoci la distinzione tra i vari colori dei cappelli), avendo un po' di esperienza e cultura scientifico-informatica alle spalle, ho sempre pensato: "Ma se siete capaci di questi strafalcioni e di queste menzogne in questo campo, chissà quante altre me ne rifilate in campi diversi dal mio. Economia, politica, scienze umane, cronaca, sport?" - Food for thoughts. :-)
Sono senz'altro d'accordo con te, David, ma se si parla di quei tempi bisogna anche comunque considerare la mancanza di possibilità d'informarsi tempestivamente, per cui le notizie (come in questo caso) erano basate principalmente sull'interpretazione e l'adattamento dei lanci d'agenzia.
In qualche caso, tra l'altro, si è provveduto a cercare informazioni di prima mano presso gli "smanettoni" locali; è per questo che segnalavo che mi piacerebbe tornare sull'argomento, mostrando qualche altro articolo d'epoca che andava a indagare (in maniera un po' pedestre, ma tant'è) sull'argomento "hacker", che diventava una parola magica proprio in quel periodo.
C'è da dire che almeno allora non avevano tutti l'aspetto inquietante e la felpa nera col cappuccio :-)
Argomento hacking sempre interessante, compreso la declinazione activision 1 e 2
Un grande Steve Cartwright in quei due giochi.
Bellissima questa storia, da cui si evince come il giornalismo sia da sempre molto approssimativo e tendente al sensazionalismo, niente di nuovo sotto il sole! Grazie Andrea! Come sempre una storia curiosa e divertente.
Ciao Giosuè, ti ringrazio doppiamente per questo commento: sia per aver apprezzato questa nuova "puntata", ma anche per avermi dato la conferma che l'email almeno a qualcuno è arrivata; il sito di Substack mi sta comunicando dei dati privi di senso e pensavo di doverla scrivere e mandare di nuovo!