ottimo ... e bel elenco di riviste "mai viste" dei tempi meccanografici e poco piu :)
butto li' una nota velocissima... il fatto che quel periodo fosse popolato da < i cosiddetti "uomini EDP" > e' uno dei motivi per cui Marinacci ha dato un taglio diverso quasi opposto alla sua creatura MC-Microcomputer ... :-) [il confronto era in particolare con Bit ... tratto da .. chiacchiere in liberta' in una delle interviste-podcast con Santagostino .. ]
PS: si, sto leggendo dei 4-bit con mostruoso ritardo :-\ :-)
Be', tanto mica scadono, possono anche essere letti mesi dopo, va benissimo così! E in effetti sì, avevo presentato questo articolo (per me interessante) principalmente perché parlava di riviste davvero oscure, ma temo che in generale non sia interessato un granché... Tra i dodici numeri della prima stagione, è quello che è stato letto di meno!
"È possibile creare una cultura dell'informatica che prescinda dalla propaganda dei produttori e dei distributori, dalla loro ideologia, dai loro interessi?"
"...un proposito ambizioso: sottrarre l'informazione sul computer alla tortuosità dei gerghi, dei linguaggi oscuri, delle simbologie per addetti ai lavori e consegnarne «la chiave a tutti»."
Io lo dico sempre che un bravo divulgatore non è quello che ti riempe di aneddoti e retroscena ma colui che ti fa venire la voglia di ricercare e approfondirli.
Sono assolutamente d'accordo con te, Maurizio. È proprio per questo che, nel mio piccolo, ho sempre cercato di riscoprire e proporre fonti primarie a chi è interessato, piuttosto che commentarle e adattarle a un mio discorso o un mio pensiero. È lo stesso motivo che mi ha spinto a trattare le interviste come virgolettati e non parafrasi, in modo da conservare e valorizzare la spontaneità del pensiero di chi concede un'intervista, piuttosto che l'ego dell'intervistatore.
Secondo me l'articolo che ho proposto oggi è ricco di suggestioni e le parti che hai estrapolato sono tra le più interessanti in assoluto; se vogliamo, anche perfettamente adattabili al mondo tecnologico di oggi. In particolare, per quanto riguarda il secondo punto, mi vengono immediatamente in mente testi come "A People's History of Computing in the United States" di Joy Lisi Rankin e i vecchi (ma ancora validissimi) saggi di Paola Manacorda.
ottimo ... e bel elenco di riviste "mai viste" dei tempi meccanografici e poco piu :)
butto li' una nota velocissima... il fatto che quel periodo fosse popolato da < i cosiddetti "uomini EDP" > e' uno dei motivi per cui Marinacci ha dato un taglio diverso quasi opposto alla sua creatura MC-Microcomputer ... :-) [il confronto era in particolare con Bit ... tratto da .. chiacchiere in liberta' in una delle interviste-podcast con Santagostino .. ]
PS: si, sto leggendo dei 4-bit con mostruoso ritardo :-\ :-)
Be', tanto mica scadono, possono anche essere letti mesi dopo, va benissimo così! E in effetti sì, avevo presentato questo articolo (per me interessante) principalmente perché parlava di riviste davvero oscure, ma temo che in generale non sia interessato un granché... Tra i dodici numeri della prima stagione, è quello che è stato letto di meno!
Ciao Andrea, analisi interessante.
Mi fanno riflettere molto questi due segmenti:
"È possibile creare una cultura dell'informatica che prescinda dalla propaganda dei produttori e dei distributori, dalla loro ideologia, dai loro interessi?"
"...un proposito ambizioso: sottrarre l'informazione sul computer alla tortuosità dei gerghi, dei linguaggi oscuri, delle simbologie per addetti ai lavori e consegnarne «la chiave a tutti»."
Io lo dico sempre che un bravo divulgatore non è quello che ti riempe di aneddoti e retroscena ma colui che ti fa venire la voglia di ricercare e approfondirli.
Grazie.
Sono assolutamente d'accordo con te, Maurizio. È proprio per questo che, nel mio piccolo, ho sempre cercato di riscoprire e proporre fonti primarie a chi è interessato, piuttosto che commentarle e adattarle a un mio discorso o un mio pensiero. È lo stesso motivo che mi ha spinto a trattare le interviste come virgolettati e non parafrasi, in modo da conservare e valorizzare la spontaneità del pensiero di chi concede un'intervista, piuttosto che l'ego dell'intervistatore.
Secondo me l'articolo che ho proposto oggi è ricco di suggestioni e le parti che hai estrapolato sono tra le più interessanti in assoluto; se vogliamo, anche perfettamente adattabili al mondo tecnologico di oggi. In particolare, per quanto riguarda il secondo punto, mi vengono immediatamente in mente testi come "A People's History of Computing in the United States" di Joy Lisi Rankin e i vecchi (ma ancora validissimi) saggi di Paola Manacorda.
Grazie del commento.