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Un "Graal" per il Sinclair Spectrum
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Un "Graal" per il Sinclair Spectrum

Volume 1, Numero 12: Frammenti digitali

Andrea Pachetti
Jun 23
17
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Un "Graal" per il Sinclair Spectrum
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Schermata iniziale di Graal della Hardtek Software

State per iniziare a leggere il dodicesimo numero della newsletter di Quattro Bit: in uno spettacolare rush finale, grazie soprattutto al supporto di Carlo Santagostino (che ringrazio!), durante questa settimana ben dieci persone si sono unite al gruppo dei lettori regolari via e-mail.

Prima di iniziare la pausa estiva abbiamo dunque raggiunto la quota di 128 iscrizioni, andando praticamente a raddoppiare il gruppo iniziale dello scorso aprile. Un bel numero “tondo”, tra l’altro, trattandosi di una potenza di due.

Il mio benvenuto quindi a chi si è iscritto in questi ultimi giorni segnalando che, per ingannare l’attesa fino a settembre e l’inizio del “volume 2”, è presente online l’archivio delle undici newsletter precedenti a questa, oltre ovviamente all’archivio totale di Quattro Bit nella vecchia versione “sito”.

Cercherò comunque di non essere completamente silenzioso durante luglio e agosto, sperimentando magari con la funzione “threads” di Substack per inviarvi brevi segnalazioni di video e link ad articoli inerenti gli argomenti di cui ci occupiamo solitamente.

Dunque, per l’ultima volta, sperando di sopravvivere al caldo asfissiante… Iniziamo!

Quanto sto per scrivere si ricollega idealmente all’argomento trattato la settimana scorsa, sia per quanto riguarda l’hardware di riferimento (lo Spectrum della Sinclair), sia per la rivista che è stata la fonte originale delle informazioni (VideoGiochi della Jackson).

Infatti, nel numero 32 (dicembre 1985) compariva la recensione di un videogioco realizzato completamente in Italia, ma che è poi rimasto nell’oblio per moltissimi anni, praticamente fino alla fine del 2018.

Graal, questo il nome del gioco per Spectrum, veniva presentato dai redattori G. Petris e F. Guccione come il prodotto di una misteriosa software house chiamata B.V. Interface, al prezzo di 12 mila lire (si tratta di circa 16 euro rivalutati al 2022, quindi una cifra abbastanza economica). Nel corso della recensione, Petris e Guccione sottolinearono in particolare l’importanza dell’uscita di videogiochi del genere nel 1985:

Una nota di rilievo che occorre far risaltare di questo programma è la sua origine. Infatti questo gioco è stato ideato e creato da programmatori italiani, e viene commercializzato da una casa software italiana. Non perché noi siamo nazionalisti, ma il fatto che ancora la nostra terra (…) produca anche del buon software ci fa veramente molto piacere, ed inoltre mostra che i cervelloni dell’informatica non sono solo inglesi o americani, sono anche italiani. Nella speranza che il software italiano diventi una realtà presente sul mercato anche internazionale noi continueremo a giocare a Graal.

Sarà mia cura infatti, su Quattro Bit, dimostrare anche in futuro con ulteriori esempi che è completamente errata la vulgata secondo cui “in Italia non usciva niente” fino a quando si formarono le note software house della seconda metà degli anni Ottanta: c’era infatti un folto sottobosco di uscite commerciali sin dagli albori dell’informatica personale, la cui unica colpa fu quella di non avere alle spalle delle solide campagne di marketing per farsi strada sul mercato, oltre all’ostacolo principe della pirateria industriale di cui abbiamo già parlato in altre occasioni.

Ma chi era l’autore di Graal? E della sua software house si sa qualcosa?

confronto tra lo screenshot pubblicato da VideoGiochi e Graal in esecuzione sull'emulatore di Spectrum
La soddisfazione di passare dallo screenshot pubblicato su rivista all’esecuzione del gioco via emulazione è sempre impagabile

Per rispondere a queste domande ci viene in aiuto un sito portoghese (quindi in un certo senso la profezia “internazionale” dei redattori di VideoGiochi si è avverata): nel dicembre del 2018 infatti l’ottimo Planeta Sinclair ha pubblicato un articolo in cui presentava una digitalizzazione perfettamente funzionante di Graal in formato tzx, oltre alle scannerizzazioni del fronte e retro della copertina.

Esplorando quindi finalmente il gioco nella sua totalità si possono acquisire numerose altre informazioni, per esempio il fatto che l’azienda citata esplicitamente era un’altra, cioè la Hardtek Software, che prevedeva tra l’altro la vendita all’estero del proprio prodotto, data la traduzione in quattro lingue delle istruzioni (inglese, francese, tedesco e naturalmente italiano). Ancora: il codice riportato sulla cassetta (COD. 013S) segnala che questo gioco forse non era un caso isolato, ma parte di una vera e propria collana che presentava altri giochi ormai dimenticati?

Titoli di Graal, con la coppa in bella vista e il copyright di Fabbri Franco

Proseguendo l’esplorazione della documentazione si viene a scoprire il nome del disegnatore della bella copertina (Carlo Ravaioli) e soprattutto il nome dell’autore del gioco, cioè Franco Fabbri. Lo dico subito, non si tratta del Professor Fabbri che avevo intervistato per Ready64 anni fa, ma un suo omonimo. Me lo ha confermato anche Ravaioli stesso nel 2019 dicendo che si trattava di un suo vecchio amico; purtroppo però non aveva più alcun riferimento per contattarlo, dato che non lo sentiva da oltre vent’anni.

Se al momento questa pista è quindi bloccata, vediamo se possiamo almeno chiarire il discorso relativo alla Hardtek. Questo era un marchio usato a metà anni Ottanta dalla B & V Interface di Forlì (ecco quindi quale era il nome corretto della società citata da VideoGiochi) per vendere modem e altri tipi di periferiche. Segue secondo logica che una Hardtek ”Software” si potesse occupare invece di distribuire programmi su cassetta. Abbiamo quindi almeno ristretto la zona geografica di appartenenza di questa pionieristica software house.

Vecchie pubblicità della B & V Interface e della Hardtek

Oltre a sperare che questo articolo serva anche per acquisire ulteriori informazioni sulla genesi di Graal, il consiglio spassionato che voglio darvi, come da tradizione per i “frammenti digitali” di Quattro Bit, è quello di… Giocare! Su uno Spectrum vero e proprio per i più fortunati, in emulazione per tutti gli altri, garantisco che rappresenta una sfida vera e propria; il file tzx, lo ricordo nuovamente, è scaricabile da un link dropbox presente sulla pagina di Planeta Sinclair.

Riconoscerete ovviamente la derivazione diretta proveniente dai “classici” di Matthew Smith: Graal è infatti il nipotino degenere di Manic Miner e Jet Set Willy, in cui però la difficoltà di gioco è stata portata a sfiorare il parossismo. Non solo ogni salto deve essere calibrato al pixel, ma anche la scelta dei tempi è fondamentale per riuscire a superare i livelli a schermata fissa e permettere al povero Parsifal di completare la sua leggendaria impresa: conquistare i vari pezzi della sacra reliquia, che si illumineranno uno dopo l’altro nella parte alta dello schermo.

Un paio di livelli di Graal, il ponte sul fossato (a sinistra) e la fossa dei serpenti (a destra)
“Il ponte sul fossato” e “La Fossa dei Serpenti”, due dei difficilissimi schemi di Graal

Come sottolineavano già i recensori del 1985:

Già dal primo schermo potrete notare che il gioco è di una difficoltà spaventosa; per avere speranze di terminarlo occorre elaborare uno schema di gioco per risolvere ogni quadro, ed è necessario, inoltre, eseguire questi schemi velocemente e senza fare il MINIMO errore.

Nonostante numerosi tentativi io sono riuscito a superare solo un paio di schermate; la sfida che posso dunque lanciare per questa estate bollente, congedandomi da voi, è quella di riuscire a terminare per primi in assoluto questo gioco dimenticato!

Nota del 26/06/2022: ringrazio Massimiliano Hocevar per aver caricato Graal sul suo Spectrum+, così da avere su Youtube un gameplay del gioco realizzato su macchina reale, eccolo qui:

Si chiude così anche il dodicesimo e ultimo numero (per questa stagione) della newsletter, inviato a 128 (+10) persone. La mia speranza è di creare un ambiente rilassato, serio e piacevole per condividere con voi idee e approfondimenti sui temi cari da sempre a Quattro Bit; ancor di più, costruire un ecosistema autosufficiente capace di sfuggire ai social network e ai loro ritmi. Ci tengo a dire che, in particolare per questo post finale, ogni vostro commento, “mi piace” o condivisione sarà utile per mantenere sempre vivo e attivo questo spazio indipendente e, per certi versi, unico.

Ci rivediamo a settembre!

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Marina Costanzo
Jul 10Liked by Andrea Pachetti

Mi aggiungo anch'io all'altro commento: questi articoli sono interessanti e realizzati con passione. Apprezzo questo formato e penso che il passaggio a una newsletter sia la scelta giusta, soprattutto se si è in grado di mantenere costante il ritmo con cui si pubblicano gli articoli.

Aspetto la nuova "stagione" a settembre!

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1 reply by Andrea Pachetti
Enrico la Talpa
Jul 9Liked by Andrea Pachetti

Ti hi scoperto su livello segreto e ti leggo da qualche numero. Per me hai fatto un lavoro fantastico e si vede che sia mosso da una vera passione.

Adoro il formato di questi articoli. Mi fa ritornare a quando ero piccolo e mi perdevo nel leggere le rubriche di “approfondimento” delle testate di videogiochi.

Continua sempre cosí

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1 reply by Andrea Pachetti
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